C. Monet
Non dimentichiamoci che il sapere esiste, forte, rigoglioso, ancor prima che qualcosa si instauri, istituendosi come insegnamento
(J. Lacan)
Freud sosteneva che l'insegnamento era tra i mestieri impossibili.
Sembra che tra il Sapere e l'insegnamento le cose non siano affatto scontate ma che addirittura stiano in posizione antitetica.
E' indubbio che i mezzi di informazione ci ragguagliano piuttosto spesso sul fatto che l'Italia è tra i primi posti per il minor numero di diplomati e laureati.
Certo non è un dato di merito.
Il fenomeno ci interessa da lungo tempo e ci interroga da lungo tempo.
L'abbandono scolastico e/o l'insuccesso scolastico pone la questione sul perché molti ragazzi hanno nei confronti della scuola un approccio da perdenti ; cos'è che nel corso del loro iter scolastico li porta ad arrendersi. La questione , che richiede una disamina molto approfondita, risiede, secondo noi, nel fatto di capire se tale fenomeno è da imputare al versante del Sapere o a quello dell'insegnamento, vale a dire se i giovani si arrendono al sapere o all'insegnamento.
Esordiva un vecchio film di A.Benvenuti con queste parole: Le cose, tutte, sono già scritte�?�.. solo che si sono persi i fogliolini�?�
Sembrerebbe che la scissione, se possiamo definirla così, tra il sapere e l'insegnamento abbia una origine primitiva e forse rimanda ad una parola che qualifica l'ingresso del soggetto scolastico vale a dire il significante Obbligo �?? la scuola dell'obbligo.
Una recente ricerca valutava il peso degli zaini dei bambini che frequentano le scuole elementari e ne rilevava i rischi nei confronti della colonna vertebrale, della postura, dunque soltanto rischi di natura anatomica che non sono certamente da sottovalutare.
Per quanto ci riguarda vorremmo focalizzare l'attenzione sulla parola Peso e come forse fin da subito il sapere venga inglobato nell'insegnamento e come quest'ultimo venga vissuto come "obbligo pesante" così come sono tutte le cose che vengono presentate nei termini dell'obbligo.
Si può in questo senso ipotizzare come nel tempo alla fine dell'obbligo, e spesso ancora prima, avvenga la "RESA", l'insostenibilità di fronte a tutti gli obblighi imposti dall'insegnamento, vale a dire i voti, i giudizi, i crediti, i debiti etc.. laddove si è perso il senso originario del Sapere e come il Sapere sia per ognuno una esigenza vitale �?? garanzia di sopravvivenza.
Alla nascita, dunque, i "fogliolini" sono già presenti nell'universo del sapere che circonda il nuovo venuto al mondo e tutte le ricerche confermano che il bambino nei primi tre anni di vita apprende e memorizza una quantità impressionante di parole.
C'è potremo dire un "bisogno istintivo" di entrare velocemente nel mondo del linguaggio come unica possibilità che il soggetto in quanto umano ha di potersela cavare nei confronti delle situazioni che fin da subito la vita gli pone di fronte non avendo altri strumenti se non il Sapere e la Conoscenza.
Il bambino man mano che si appropria e fa sue le Parole comincia a formulare domande a chiedere spiegazioni, il "Perché" diventa il significante elettivo e spesso gli adulti si lamentano di non avere tempo, di essere stanchi di dover far fronte a questa che potremo definire esigenza vitale, massiccia richiesta di Sapere.
Cosa succede allora quando il bambino, per la prima volta, varca la soglia della scuola, vale a dire del luogo a cui per eccellenza viene riconosciuta quella funzione elettiva in grado di soddisfare l'esigenza vitale di Sapere?
Dice Lacan che l'insegnamento potrebbe essere lì quasi a barrare il Sapere.
Se, come abbiamo sopra accennato, la scuola si presenta come il luogo dell'obbligo "pesante" può avvenire da parte del bambino una reazione di rifiuto che spesso si manifesta attraverso una serie di sintomi che vanno dal pianto, al mal di pancia, ad un aumento dell'aggressività, ad una difficoltà a star seduto sui banchi e così via�?�.
Oggi la psicopatologia dell'età evolutiva definisce questi fenomeni con il termine di "Deficit dell'attenzione" e ancora come "Disturbi dell'apprendimento a base organica o funzionale".
Sulla scia di queste definizioni l'attenzione si è spostata sul versante delle capacità di apprendimento e dunque sulla possibilità di quantificare l'intelligenza.
Spesso capita che ai colloqui con i genitore gli insegnanti si avvalgono di una frase che apre ad ogni interrogativo sull'argomento in questione": suo figlio è intelligente, ma potrebbe fare di più".
La prima domanda che sorge spontanea è se quel "potrebbe fare di più" è riferito al Sapere o all'insegnamento...
L'insegnamento veicolato all'interno di un discorso eccessivamente programmatico stabilito a priori sulla base di criteri evolutivi dello sviluppo mentale rischia di non tener conto della soggettività dello scolaro, spostando così l'obiettivo, la finalità dell'insegnamento stesso al soddisfacimento dei programmi stabiliti piuttosto che ad alimentare e suscitare un coinvolgimento partecipato.
In questo senso il "potrebbe fare di più "è riferito alla quantità programmatica e al suo mancato raggiungimento. E' allora all'interno di questo insegnamento quantitativo oggettivato che spesso viene messa in discussione l'intelligenza: il bambino distratto, il bambino iperattivo, il ragazzo demotivato, e così via, che non raggiunge gli obiettivi stabiliti a priori rischia di venire etichettato.
La psicoanalisi si interroga sulla questione dell'abbandono scolastico non tanto come fenomeno statistico quanto sul fatto che tale abbandono viene troppo spesso vissuto come fallimento, come chiusura verso il Sapere, verso la scoperta delle proprie capacità, del proprio desiderio.
Le conseguenze che noi operatori nel campo della psiche riscontriamo testimoniano di tutta una serie di sintomatologie sia sul versante del corpo ( psicosomatica) che della mente (depressione, ansia, attacchi di panico).
Ci piacerebbe pensare alla Scuola come luogo in cui ognuno, uno per uno, possa avere la possibilità, l'opportunità di crearsi, di costruirsi e darsi la "Forma" che più sente appropriata per il proprio essere Soggetto.
Ricorda il coniglio ad Alice, in "Alice nel Paese delle meraviglie", che dopo tutto è Lui il Padrone del Significante (Il Nome) e del significato (il senso) che lo connota, lo qualifica e all'interno del quale il suo essere ha preso FORMA.
Dott. Maria Marcella Cingolani