C. Monet
Il nichilismo - Non serve a niente metterlo alla porta, perché ovunque, già da tempo e in modo invisibile, esso si aggira per la casa.
Ciò che occorre è accorgersi di questo ospite e guardarlo bene in faccia.
(Martin Heidegger)
Freud ne parla in termini di pulsione di morte.
In cosa si differenzia la pulsione dall'istinto?
Possiamo dire che nella razza in quanto umana l'istinto è stato "contaminato" dal linguaggio, vale a dire che il linguaggio ha fatto perdere all'istinto la sua componente naturale: la rigidità.
Questa questione ha fatto si che l'istinto mediato dal linguaggio non agisce più soltanto in relazione alle esigenze naturali ( la sopravvivenza dell'animale e quella della specie) ma scatta anche in relazione a ciò che ogni essere umano avverte insostenibile per se stesso: in questo senso si può manifestare sotto varie forme di aggressività e di violenza verso se stessi ( atti suicidari, autolesionismi) o verso gli altri.
A questo punto parliamo di pulsione e in questo caso di pulsione di morte.
La pulsione di morte è diventata così dilagante, stando alle informazioni che riceviamo dalla cronaca, proprio nei giovani e negli adolescenti, a tal punto da dover essere sfidata ( vedi le stragi del sabato sera ), a tal punto da non poter essere sostenuta nei confronti della percezione di una diversità , di chi appare non omologato a modelli propagandati
E' necessaria una premessa.
C'è in quella che definiamo adolescenza una "rivoluzione" rispetto ai cambiamenti che avvengono nel corpo, cambiamenti che rimandano una immagine di Sé sconosciuta, disorientante con cui il soggetto deve confrontarsi.
L'immagine di un sé stesso estraneo a sé stesso comporta una estraniazione e un disorientamento spesso insostenibile da cui il/la ragazzo/a vorrebbe liberarsi come se si sentisse abitato da uno sconosciuto. E' qui che l'aggressività che abita ogni soggetto si manifesta sotto varie forme auto/etero distruttive nell'immaginaria idea di ripristinare una condizione oramai persa per sempre.
I cambiamenti vissuti sul corpo rimandano alla vitale necessità di concretizzare cambiamenti di vita, necessità di confrontarsi con situazioni, con relazioni su piani che includano l'avvio al senso delle scelte responsabili, della scoperta di desideri personali che introducono la dimensione temporale consentendo così di uscire dall'immediatezza del presente per proiettarsi verso prospettive future.
Se attualmente si assiste al fenomeno del "bullismo" e se questo, così come veniamo informati è in forte aumento, la questione rimanda, secondo noi, sia agli eventi disorientanti che il corpo sperimenta con i suoi effetti pulsionali, sia ad una sempre maggiore difficoltà ad avere punti di riferimento dovuti ad un vacillamento dell'"Autorità", vale a dire ad un padre e una madre troppo amicali, troppo tendenti a confrontarsi sul piano paritario spinti da una idea di uguaglianza, di cameratismo, proprio in quella fase della vita del ragazzo/a in cui maggiormente sono necessari dei puntelli, dei riferimenti solidi che qualifichino ciò che si intende per autorità.
Le conseguenze, gli effetti di questa carenza di Autorità di cui, in seno alla famiglia, i genitori investiti della loro funzione risultano essere coloro che la rappresentano, si rendono palesi e si manifestano soprattutto nell'ambito scolastico.
La scuola a cui è affidato il ruolo di educatore attraverso il corpo insegnante sempre più spesso lamenta l'enorme difficoltà, quasi l'impossibilità di doversi confrontare con una realtà relazionale ingestibile. Essa lamenta la quasi totale mancanza di regole con cui i bambini, i ragazzi vivono la loro prima esperienza sociale ufficiale.
Ciò che gli insegnanti riscontrano è la difficoltà a far si che la loro Parola acquisti valore di rispetto, di timore.
La carenza di Autorità di cui le figure preposte dovrebbero farsi carico ha come conseguenza logica l'incapacità a far fronte al limite: tutto diventa possibile, tutto si può pretendere, tutto può essere disponibile. Difronte ad un impossibile sia sul versante dell'avere ( possesso di un oggetto ) sia sul versante dell'essere ( modalità comportamentali diverse) scatta l'aggressività, scatta la paura in quanto questi bambini, questi ragazzi non sono stati forniti degli strumenti necessari, vale a dire la possibilità del confronto, del valore delle cose, del valore della diversità, del valore del limite, del valore del rispetto e così via.
Abbiamo titolato questo articolo "Bullismo - fenomeno di disorientamento" proprio alla luce del fatto che ciò a cui si assiste e si riscontra nelle reazioni violente dei giovani è un forte disorientamento, non tanto un attacco quanto una difesa aggressiva nei confronti di ciò che si manifesta come estraneo, sconosciuto e l'essere umano da sempre utilizza la sua aggressività quando non sa, quando non è corredato da nient'altro.
Dott. Maria Marcella Cingolani