C. Monet
Dopo tutto sono una donna! Non è così difficile! Che cosa occorre ad una donna?
Nient'altro che sicurezza, come l'ape laboriosa nel suo alveare pulito e ben protetto! E non questa spaventosa libertà! Non mi ero forse data? E volevo pensare che da quel momento sarei stata assolutamente tranquilla, che ero al sicuro, che c'era sempre qualcuno con me, per guidarmi ..
Paul Claudel: "Destino a Mezzogiorno"
L'essere Donna non per forza significa essere Madre.
L'essere madre non per forza necessita di accantonare la Donna.
Ho rovesciato volutamente la posizione in cui da sempre una persona che nasce anatomicamente e fisiologicamente con caratteristiche procreative viene considerata e identificata prima come madre piuttosto che come donna.
Il destino della donna da sempre è stato identificato solo sul versante della maternità; questo ha determinato e determina tuttora l'enorme difficoltà che riscontra una donna nel cercarsi uno spazio identitario che le permetta di costruirsi come tale prima ancora di fare spazio all'idea di accedere alla maternità.
Alla nascita ciò che fa la differenza è un dato anatomico, vale a dire la presenza o meno del pene, e l'iscrizione allo stato civile è determinata proprio da tale presenza ma ciò di cui non si tiene conto è che quel nascituro non sa niente rispetto a ciò che significa essere uomo o donna.
Per quantoi riguarda il genere umano essere uomo o donna necessita diventarlo attraverso una miriade di discorsi, di significanti, comportamenti etc..a cui quel soggetto nato viene sottoposto. Ed è in questo senso che l'uomo ha costruito il suo modello intorno alla presenza fallica che lo contradistingue mentre la donna si è persa alla luce di quella che è sembrata una mancanza piuttosto che una differenza, una diversità, ed ha costruito il suo
modello intorno alla maternità come unica possibilità per sopperire a tale mancanza
Da un punto di vista storico non si possono omettere i vari movimenti femministi che ci sono stati, le lotte che le donne hanno combattuto per conquistare posizioni visibili: ma ogni donna si trova prima o poi a dover fare i conti con il marchio di quel modello universale antropologico che per essere considerata Donna non può non passare prima sotto l'egida della maternità.
Senza nulla togliere al valore delle scoperte scientifiche in relazione alla possibilità di accedere alla maternità vorrei rilevare come tali opportunità stiano riportando la Donna verso un'inconscia idea rispetto alla propria esistenza solo e soltanto sul versante dell'essere Madre.
Si può assistere allora a quello che potrebbe essere definito un "accanimento terapeutico" a cui le donne si sottopongono anche con grosse sofferenze sia fisiche che psichiche per raggiungere quello che diventa l'unico obiettivo della propria esistenza o ancora quello che viene a rappresentare l'unico modello identitario che le permette di dare un senso alla propria vita.
Questa deriva solo sul versante della maternità, laddove anche la scienza può fallire, rischia di far precipitare la donna nel baratro del fallimento della propria esistenza con grossi risvolti sul versante depressivo.
Io non esisto, se non sono in grado di procreare io non esisto".
Il progresso scientifico per quanto concerne dunque la questione dell'accesso alla maternità, laddove la Donna non ha costruito per se stessa un suo modo di essere, rischia di farla riprecipitare nell'unico status per sentirsi visibile, considerata, vale a dire la maternità.
La maternità intesa come unico modo per tappare il vuoto di esistenza non rappresenta allora una scelta consapevole bensì il soddisfacimento di un bisogno che si avverte come vitale, come unico, per non cadere nel baratro della mancanza ad Essere, nella mancanza di sentirsi esistente comunque come Donna.
Le conseguenze che scaturiscono da questa deriva sul versante solo della maternità si ripercuotono sia sulla Donna, che in questo modo rischia di non concretizzarsi mai come tale, e sia sul nascituro che viene ad essere l'oggetto privilegiato in grado di tappare il buco di una mancanza, non mai soddisfatta, di esistenza.
La tensione incanalata nella ricerca di un sentirsi visibile attraverso il modello universale della maternità comporta anche inquietanti risvolti per il soggetto bambino su cui difficilmente la madre "mollerà la presa" per permettergli di accedere ad una identità consapevole, di costruire la propria esistenza nel rispetto dei propri desideri.
Attualmente sembra che per la Donna l'unico modello assurto al ruolo di universalità sia quello dell'Immagine: immagine del corpo.
Corpo oggetto da esporre, corpo da correggere alla ricerca di una ipotetica perfezione non mai raggiungibile, corpo da sottoporre ad interventi di varia natura sia estetici che dietologici, corpo che non può invecchiare che deve rimanere statico ad una età non definibile.
L'opportunità che ha la donna di uscire dall'universalità del modello madre o donna-immagine sta nella ricerca di costruire e costruirsi una particolarità e peculiarità del tutto personale, una creazione di se stessa che le deriva proprio dal fatto di non essere assoggettata ad un modello precostituito.
La diversità che la qualifica sta alla base dell'opportunità di accedere ad una libertà creativa di un modello unico, irripetibile> che viene ad essere la grande opera d'arte che ognuna può edificare per se stessa.
Ed è in questa costruzione che la donna può prendere le distanze da ciò che in maniera ridondante le viene proposto e acquisire una criticità rispetto ad una oggettivazione di se stessa perché non teme più il fantasma di cadere nel baratro della non esistenza.
Dott. Maria Marcella Cingolani