Il Padre e la Legge - approfondimento del pensiero di Lacan

Particolare del Quadro di Claude Monet : Impression

C. Monet

IL PADRE E LA LEGGE

L'EDIPO non potrà tenere indefinitivamente il cartellone di società in cui sempre di più si perde il senso della tragedia J. Lacan

Del Padre si può farne a meno a condizione di servirsene. J. Lacan

La vera funzione del Padre (…) è quella di unire (e non di opporre) un desiderio con la Legge. J. Lacan

Nel trascrivere queste tre frasi estrapolate dall'insegnamento di Lacan ne abbiamo rispettato la cronologia con cui sono state pronunciate.

Della prima frase abbiamo già parlato anche nell'articolo su "Famiglie diverse".
Lacan già negli anni cinquanta, in maniera del tutto antesignana, poneva l'accento su uno dei punti salienti della teoria freudiana, vale a dire quella relativa al complesso di Edipo e ne "profetizzava" la sua decadenza, il suo tramonto. La cosiddetta famiglia patriarcale tradizionale cominciava a vacillare a favore di nuove forme di aggregazione famigliare e con il suo vacillamento cominciava a venir meno la figura del Padre.

Verso la fine degli anni cinquanta la società stava cambiando, il nuovo benessere economico stava stravolgendo anche le relazioni sociali e soprattutto i rapporti e le relazioni in seno alle famiglie.
Agli inizi degli anni settanta poi attraverso i referendum verranno emanate le leggi sul divorzio e in seguito sull'aborto.

Quell'Edipo di cui parlava Freud non poteva più tenere il cartellone di una società laddove il Padre troppo spesso era il padrone della Legge. Piuttosto che mettersi anche Lui al suo servizio, troppo spesso la sua posizione risultava inavvicinabile, assoluta, indiscutibile.
E' da dire che nell'Edipo freudiano esiste un altro aspetto più incisivo rispetto alla funzione del Padre.

Freud vedeva nella figura del Padre quel soggetto in grado di rompere la “fusione simbiotica” tra il bambino e la madre.
Il Padre come colui che interdice il godimento incestuoso, assoluto tra il bambino e la madre.
Il Padre che si fa carico, attraverso un processo di separazione, di ricordare alla madre di essere anche la sua donna e al figlio di guardare oltre la madre.

L'Edipo di cui parla Freud calato nella realtà storica in cui lo stesso operava, aveva questa funzione: un Padre che interdice il godimento del figlio nei confronti della Madre in modo da consentire a quest'ultimo di uscire dalla dimensione di figlio per avviarsi alla costruzione di una identità, di una soggettività con cui inserirsi nel mondo, nella società, nelle relazioni.
Gli sconvolgimenti culturali, economici e sociali mettono fine al concetto di famiglia tradizionale allora bisogna buttare via l'Edipo? E' questa la domanda che Lacan introduce attraverso la seconda frase “ Del Padre si può farne a meno a condizione di servirsene”.
Questa frase sembra piuttosto sibillina, enigmatica, ma alla luce della decadenza della figura del Padre autoritario, del Padre della tradizione, di colui che deteneva il potere assoluto all'interno della famiglia, dunque un Padre sicuramente da non rimpiangere, ciò che Lacan sostiene essere di fondamentale rilevanza non è tanto la fisicità del Padre quanto l'aspetto simbolico insito nell'Edipo stesso.
Quel “.a condizione di servirsene” sta ad indicare che al di là della tipologia di famiglia, necessita che all'interno di una qualsivoglia relazione familiare ci sia qualcuno che si faccia carico di trasmettere una Parola che sia in ogni caso di rottura, di separazione nel rapporto tra il bambino e la madre. Possiamo aggiungere che a rappresentare questa “Parola”, questo servirsi del simbolico, può essere la madre stessa.

Necessita allora che ci sia qualcuno che incarni la Parola del Limite, del non tutto è permesso, non tutto è ammesso, non tutto è concesso.

È bene rimarcare questo aspetto, vale a dire che se ancora nell'Edipo freudiano la fisicità del padre è presente, per Lacan ciò che è assolutamente rilevante è il valore simbolico rispetto al limite ad un godimento senza regole, senza legge.

Un godimento che non ha nessun contenimento, nessuna legge che lo regola, un godimento che non viene incanalato dentro il rispetto della legge del limite, straborda e non trova la strada del senso, né tanto meno quella del desiderio.

L'umanizzazione di ogni soggetto è possibile solo e soltanto se gli si consente di fare i conti con ciò che significa il rispetto nei confronti del vivere in seno alla società, a partire proprio dal primo nucleo di società rappresentata dalla famiglia.
La legge che mette il freno al godimento pulsionale illimitato viene ad essere l'unica legge che permette l'umanizzazione ed è anche l'unica legge che introducendo il limite permette ad ogni soggetto di interrogarsi rispetto ad un desiderio personalizzato che possa sostanziare la propria esistenza, piuttosto che lasciarsi travolgere da un godimento famelico non mai saziabile che risulta essere al servizio della pulsione di morte.
Allora la legge del limite permette l'introduzione di una mancanza, unica e sola opportunità per interrogare il desiderio.

E siamo alla terza frase di Lacan.
Questa terza frase risulta essere illuminante e riassuntiva rispetto alle prime due frasi in quanto il desiderio può sussistere solo in relazione alla legge: la legge in quanto atto di interdizione al godimento pulsionale illimitato introduce una mancanza ed è soltanto dalla mancanza che può prendere l'avvio il desiderio.
Non c'è Legge senza desiderio, non c'è desiderio senza legge.
Allora diventa vitale che qualcuno, un Padre qualsiasi, sia esso biologico o al di fuori di un legame di sangue, sia esso inquadrato nella diversità di genere, vale a dire anatomicamente maschio o femmina, si metta al servizio di quella che in analisi chiamiamo funzione paterna.
Rendere “un nuovo nato” un essere umanizzato, permettergli di diventare un Soggetto è possibile se qualcuno facendosi carico della funzione paterna introduce la castrazione, la legge del limite attraverso un atto di interdizione che viene ad essere il primo atto di donazione.

Un Padre è tale solo se trasmette ai suoi Figli il dono del limite al godimento e attraverso questo limite l'opportunità e la possibilità di accedere al desiderio come scelta futura, come apertura verso un proprio avvenire, come prospettiva verso la vita.
Un Padre è tale solo se non impone un suo desiderio, se non vuole far del figlio la sua copia, se non cerca di plasmarlo a sua immagine e somiglianza, se attraverso Lui non vuole realizzare il proprio desiderio insoddisfatto.
Un Padre è tale solo se trasmette al Figlio l'opportunità di accedere alla scoperta di un desiderio elettivo, unico, personale, intimo con cui mettersi in gioco lungo il percorso della propria esistenza.

Dott. Maria Marcella Cingolani