C. Monet
Sarebbe bello, Agatone, se la Sapienza fosse tale da scorrere dal più pieno al più vuoto di noi, quando ci tocchiamo l'un l'altro, come fa l'acqua nelle coppe, che dalla più piena scorre nella più vuota attraverso un filo di lana……
(Platone "Simposio")
Mi sforzo che non abbiate un accesso troppo facile al sapere, così che voi dobbiate metterne del vostro
( Io parlo ai muri – Conferenze – J.Lacan)
Veniamo informati dagli organismi preposti che l'Italia ha il minor numero di laureati e il maggior numero di abbandoni scolastici in seno alla comunità europea.
La crisi che attraversa già da tempo la nostra Scuola ci interroga su due punti cardini che sono alla base, la pietra miliare della Scuola stessa, vale a dire: Il SAPERE E L'INSEGNAMENTO.
Per quanto concerne il Sapere, questo ci riguarda volenti o nolenti fin dal momento della nascita.
Il pianto, dice Lacan, è già domanda e dunque è già la prima richiesta di Sapere.
Il Sapere ci precede, ci succede, ci avvolge, ci penetra fin da subito.
La nostra umanizzazione non può prescindere dal Sapere. Il nostro ingresso nel mondo come umani passa solo e soltanto attraverso il Sapere.
E siccome il Sapere si nutre di Sapere la nostra vita sarà sempre lungo tutto il suo percorso improntata in un deficit di sapere e proprio questa carenza, mancanza è la spinta che nutre il desiderio, la curiosità nei confronti della conoscenza.
Il Sapere, in quanto impossibile a soddisfare tutto il senso della nostra vita, non sarà mai esaustivo, non si richiuderà mai su se stesso ed è alla luce di questa strutturale peculiarità che ognuno, ogni Soggetto potrà attingere al Sapere per "trovare" –diceva Picasso:" Io non cerco trovo"- il proprio senso , la concretizzazione di ciò che per ognuno è più consono a se stesso , è più rispondente al proprio desiderio.
Il linguaggio ha permesso all'uomo l'accesso al Sapere, alla formulazione della domanda e alla ricerca della risposta, di quella risposta diversa per ognuno. Ed è attraverso quella domanda e quella risposta che ogni soggetto si avvia ad umanizzare la sua esistenza, a trovare nel mondo il posto che sente rispondente a se stesso.
E' l'ingresso nel mondo del Sapere che erotizza la vita e la rende umana: sapere sull'altro, sul mondo, sull'universo, su se stesso: l'elenco è infinito. La nascita è un tuffo su questo oceano di sapere dove ognuno può solcare la propria onda.
Perché la scuola sta fallendo proprio nel posto che le compete, vale a dire come luogo elettivo e fisico in cui poter attingere all'universo del Sapere attraverso lo strumento dell'insegnamento?
Qual'è l'etimo della parola insegnare? Lasciare un segno, un'impronta.
L'insegnamento viene ad essere allora lo strumento che dà voce al Sapere, quella voce in grado di trasmettere un "lampo" rivelatore, un lampo che disvela, apre squarci di luce sull'intricato universo del Sapere.
L'insegnamento per essere tale si avvale di quello che viene definito " Corpo insegnante", vale a dire l'insieme di soggetti che si fanno strumenti di trasmissione del Sapere.
E' dunque fondamentale che per trasmettere il Sapere necessiti il "Corpo", la fisicità. Diceva Galileo che l'insegnamento è per 1/4 preparazione e per 3/4 teatro.
Il fascino, l'attrazione verso il Sapere passa attraverso la partecipazione attiva da parte del corpo dell'insegnante: il tono della voce, lo sguardo, la mimica sono tutti elementi che fanno da cornice al contenuto trasmesso.
Cosa si vuole dire con questo? Che l'insegnante che ama il suo sapere, che è animato dal desiderio di condividere, di mettersi a disposizione, di continuare ad interrogarsi sul Sapere, potrà coinvolgere i soggetti che ascoltano e che quindi si potranno sentire liberi di interagire, di chiedere, di entrare dentro l'Universo della conoscenza.
Possiamo oggi sostenere che la Scuola svolge un ruolo attrattivo?
In un mondo sempre più informatizzato, che è in grado di offrire un Sapere all'occorrenza, alla necessità del momento e dunque un Sapere parcellizzato, nozionistico, utilitaristico, finalizzato magari al voto, alla promozione, all'interrogazione, è un Sapere che non lascia tracce, non intacca, non apre, non suscita, non rimbomba.
La scuola è un edificio, lo si può abbellire quanto si vuole e spesso si sostiene che attualmente funziona sempre meno perché le strutture sono fatiscenti: tutto vero, ma anche la più moderna struttura scolastica sarà luogo morto se dentro non verrà animata da quella che Recalcati chiama "l'Erotica del Sapere". Eros- Amore. Forse sarebbe fondamentale ripartire da una domanda: quanto a tutt'oggi per svariati motivi che vanno dalla frustrazione all'isolamento, ad un mancato riconoscimento, il "corpo insegnante" è animato dall'Eros? Quanto riesce ancora a provare desiderio nel trovarsi in quel luogo elettivo che è la scuola, a contatto diretto con giovani a cui proporre non un sapere ripetitivo, monocorde, che si chiude su se stesso, quanto piuttosto sentire il piacere, lo stimolo e ancora la curiosità verso nuovo sapere, nuova conoscenza?
I tempi sono cambiati, oggi è tutto eccessivamente a portata di mano, sembra non esserci più tempo per indagare, riflettere, ricercare, trovare. Allora una scuola che si mette sullo stesso piano e diventa la brutta copia dell'informazione parcellizzata, computerizzata, sarà sempre una scuola che fallirà, questo perché al sapere non si possono mettere le briglie, non lo si può incanalare per l'utilizzo del momento.
A quel "Corpo insegnante" forse necessita di recuperare il Corpo, quel corpo che mette al servizio la sua voce, il suo sguardo, la sua mimica perché la sente viva dentro di sé e la vuole condividere con chi è lì, in quel luogo elettivo dove può sentirsi altrettanto vivo.
Una vera Riforma non può prescindere da tutto questo.
Dott. Maria Marcella Cingolani
Psicologa Psicoterapeuta Lacaniana