H. Matisse
Si può definire l'adolescenza come quel tempo in cui avviene nel corpo di ogni Soggetto uno sconvolgimento, un totale cambiamento in termini biologici, anatomici e fisiologici tanto da procurare nel Soggetto stesso una sensazione di estraneità.
Freud usa il termine PUBERTÀ che, riguardando proprio i cambiamenti nell'organismo, risulta essere più consono per ciò che avviene in questa fase della vita di una persona.
La parola adolescenza infatti non rende ragione della questione del corpo che cambia, muta il suo aspetto, la sua immagine: nei maschi che vedono spuntare i primi peli, che non riconoscono più la loro voce; nelle femmine che assistono alla comparsa del menarca, alla crescita del seno, insomma in entrambi i sessi avvengono quei cambiamenti che vanno sotto il nome di caratteri secondari.
La non rispondenza del termine adolescenza riguarda il fatto che tale termine ha a che fare con la cultura, tant'è che nella nostra società attuale si parla di pre-adolescenza, post-adolescenza, un periodo dunque che si è dilatato in maniera impressionante al di là dei mutamenti del corpo.
Con i cambiamenti che repentinamente avvengono sul proprio corpo il Soggetto si trova altrettanto repentinamente catapultato nel mondo degli adulti, un mondo per certi aspetti sconosciuto che richiede prestazioni e risposte a cui il giovane soggetto si trova impreparato.
La nostra epoca non aiuta certamente, presuppone che al cambiamento fisico ne consegua automaticamente anche il cambiamento mentale. Gli organismi preposti, la famiglia, la scuola, la società, sembrano troppo presi a perseguire modelli propagandati e non avere il tempo per l'ASCOLTO, per lo scambio, per perseguire una dialettica costruttiva e allora questi "Corpi cambiati" che cercano nuovi significati che li possano rappresentare, che cercano di trovare nuovi sensi più confacenti ai loro cambiamenti si ritrovano risucchiati indietro; troppa è la paura per fare quel passo avanti verso l'acquisizione di una autonomia, quel passo avanti verso il distacco dagli antichi oggetti protettivi.
I fenomeni a cui attualmente assistiamo e di cui abbiamo ampia testimonianza dagli organi d' informazione, come gli episodi di bullismo, i maltrattamenti e le violenze verso il diverso, i suicidi legati agli insuccessi scolastici, sono l'espressione di questa grande confusione in cui versano questi giovani.
Più che mai in questi nostri tempi è necessaria una terapia di tipo analitico in cui si dà al Soggetto ragazzo/a lo spazio e il tempo dell'ascolto per ritrovarsi, per costruire nuove coordinate che li qualificheranno come soggetti in grado di proiettarsi verso future scelte di vita consapevoli.
Chiudiamo questa disamina dell'adolescenza con le parole della psicoanalista francese F. Dolto che definiva l'adolescenza: Età vulnerabile e meravigliosa, una dimensione dell'esistenza umana, un tempo soggettivo in cui ognuno può passare dal vivere all'esistere.