Particolare del Quadro di Claude Monet : Impression

C. Monet

L'amore è diverso dalla gelosia

L'Amore è donare ciò che non si ha (J.Lacan)

Dice Socrate ad Alcibiade ami in me ciò che senti essere mancante in te ( Simposio di Platone)

Le due frasi sopracitate mettono in luce una differenza sostanziale tra il Donare, appannaggio dell'amore, e il Possedere appannaggio come vedremo della gelosia.

Partiamo dall'Amore.

Lacan lo situa tra le tre passioni dell'essere umano, vale a dire: amore, odio ed ignoranza.
In questo contesto ci occuperemo solo dell'amore, ma potremo dire che tutte e tre hanno a che fare con il fatto che necessitano del linguaggio, della Parola.
Senza la parola queste passioni non esisterebbero, perché tutte si qualificano come richiesta o come rifiuto o ancora come negazione verso l'altro.
Dunque per quanto concerne l'amore fin da quando l'uomo parla, così come per altre questioni che lo riguardano, ha cercato di dargli un'origine, un inizio, un senso facendo ricorso al Mito.

Mito

Il Mito che qui ci piace riportare è tratto dal "Simposio" di Platone.
Diotima narra la nascita di Eros. Dice Diotima che alla nascita di Afrodite, gli dei fecero banchetto e tra gli altri c'era anche Poros. Alla fine della cena arriva anche Penia per mendicare. Alla vista di Poros, oramai ubriaco di nettare, Penia sente il desiderio di aver un figlio da lui e giace vicina a lui.
Da questa unione nasce Eros.

Lacan da questo Mito evidenzia due aspetti.
Poros è figlio di Metis: simbolo dell'invenzione e della creatività.
Penia : simbolo della mancanza, del desiderio.

Creazione e desiderio qualificano Eros.
Creazione e desiderio qualificano in quanto mancante (donare ciò che non si ha) L'Uomo che alla luce di tale mancanza ha la possibilità di crearsi come soggetto.
La mancanza in questo senso non è percepita come il "fantasma" da cui scappare, l'impossibile da sostenere, quanto piuttosto come risorsa da offrire all'altro, come dono permanente perché è alla luce della mancanza che ogni soggetto può accedere al desiderio, a quel desiderio d'amore che spinge verso l'altro.
Quando invece si vuole fuggire dalla propria mancanza e dunque dal desiderio siè nella posizione di Alcibiade che cerca di tappare la propria mancanza con quel qualcosa che pensa possieda Socrate e che Alcibiade suppone voglia donare ad Agatone.

Con Alcibiade siamo in presenza della gelosia.
La gelosia ci rimemora la triangolazione Edipica.
Il bambino geloso delle attenzioni del Padre verso la madre, oggetto esclusivo, colei che possiede ed elargisce i doni di cui il bambino vuole essere l'unico beneficiario.

Altro esempio riportato da Freud è quello che quest'ultimo definisce "complesso del fratello-rivale" e Lacan ne parla nei termini di "complesso di intrusione".

Scrive S.Agostino nelle sue "Confessioni": Io ho visto e considerato a lungo un piccino in preda alla gelosia: non parlava ancora e già guardava livido, torvo il suo compagno di latte.

Lo sguardo torvo di S.Agostino verso il fratello evidenzia l'intrusività del terzo che viene a "rubare" l'oggetto d'amore elettivo ( la madre ) e riattiva l'immagine mentale in cui è Lui che occupava quel posto ; l'intrusione dell'altro scompagina quell'immagine idealizzata.
Con la gelosia, dunque, si sperimenta un sentimento di espropriazione: l'altro che "scippa" l'immagine ideale di completezza dell'utopia di fare Uno con l'altro, di ripristinare l'originaria identificazione con l'oggetto d'amore materno.

Nell'adulto geloso si evidenzia la fragilità fantasmatica, immaginaria del suo essere soggetto. L'immagine dell'altro rivale viene percepita come qualitativamente superiore, più dotata, e lo "catapulta" nella condizione originaria di perdita dell'oggetto materno: l'altro ha sicuramente qualcosa di cui io manco e quindi perdo il possesso dell'oggetto a causa di un altro che immagino più completo.

Torna con la gelosia la questione della mancanza che soltanto con l'idea del possesso, del tutt'uno con l'altro, sembra possibile evitare e non doverci fare i conti.

Le conseguenze della passione gelosa possono essere catastrofiche, possono portare il soggetto geloso a mettere in atto comportamenti di controllo sull'agito dell'altro vissuto come oggetto posseduto che spesso sfociano in violenza.
Se l'amore si nutre di mancanza, proprio nell'atto di donare ciò che non si ha in una prospettiva di superamento di una idea di completezza attraverso l'altro, con la gelosia il soggetto si troverà a vivere la propria vita in una continua tensione per cercare di mantenere viva l'immagine utopica ideale di tale completezza con tutte le conseguenze che ciò comporta.

Dice Sartre ne "L'Essere e il Nulla" che soltanto con la gioia d'amore ci si può sentire giustificati di esistere.

Dott. Maria Marcella Cingolani