Solitudine diversa da Isolamento: prospettiva psicoanalica

Particolare del Quadro di Claude Monet : Impression

C. Monet

LA BULIMIA NELLA SOCIETA' CONTEMPORANEA

Viviamo in un epoca in cui il superfluo è l'unica nostra necessità Oscar Wilde

Ci sembra di poter affermare che tra i sintomi più rilevanti nell'attuale società potremmo mettere l'accento sul sintomo bulimico.
Cosa intendiamo con questa affermazione.
Partiamo dall'assunto che la bulimia non è una sintomatologia nuova, infatti la stessa esiste da molto tempo e per essere più esatti questo termine, questo significante lo troviamo nel dizionario etimologico di Block e Wartburg che lo fanno risalire all'anno 1482.
Freud non farà mai uso di questo termine ma descriverà il sintomo come: "voracità primitiva del lattante". (F.O.4.p.)
Più tardi Abraham 1925 allargherà questo termine anche alla sfera intellettuale intendendo evidenziare come un abuso, un eccesso rispetto al sapere può richiedere di essere "vomitato".
A tutt'oggi il significante bulimia viene utilizzato ogni qualvolta si assiste ad una qualche forma di eccesso di dipendenza da qualsivoglia oggetto: computer, sport, sesso, lavoro, televisione,cibo, acquisti etc. Tanto si doveva per spiegare il perchè abbiamo voluto titolare questo breve contributo "la bulimia nella società contemporanea".

Ci sembra di poter affermare che attualmente ciò che è dominante è la pulsione al consumo di qualsiasi natura esso sia, una sorta di spinta incontrollabile che l'uomo non riesce più a mediare. La domanda che scaturisce da questa constatazione è: cosa sta succedendo, perché l'essere umano sembra oramai schiavo, succube di questa pulsione fuori controllo?

Per rispondere a questa domanda è necessario partire dal principio regolatore della attuale società consumistica, vale a dire quel principio che ripropone in ogni soggetto il concetto di bisogno,quando per bisogno si intende un oggetto, di qualsiasi natura esso sia, a cui non si può rinunciare, di cui non si può fare a meno.

La nostra società occidentale, per far passare questo principio si avvale della pubblicità, noi siamo invasi, sommersi da messaggi, ecoici, ripetitivi che in maniera ridondante vanno a strutturare la nostra domanda per veicolarla verso un particolare oggetto propagandato che viene a rappresentare l'offerta. La pubblicità è l'elemento fondante, il principio che la domanda si struttura sull'offerta.
Possiamo affermare che con il mezzo televisivo tale principio si fa ancora più incisivo, in quanto il messaggio passa attraverso l'immagine e l'immagine ha una presa ancora più forte in quanto cattura e suggestiona . Attraverso dunque questo linguaggio prevalentemente visivo l'oggetto propagandato viene a rappresentare un'idea di bisogno, un'idea di "mancanza indotta" per cui quell'oggetto diventa indispensabile, oseremmo dire vitale, di cui non se ne può fare a meno se non avvertire una sensazione di disagio, di incompletezza.

Da un punto di vista psicoanalitico potremo dire che questa"immersione" nel messaggio pubblicitario paradossalmente produce un senso di colpa laddove si cercasse di opporre una qualche forma di resistenza nei confronti dell'indotto consumo indifferenziato e indiscriminante.
Il senso di colpa scaturisce da una immaginaria emarginazione rispetto ad una mancata omologazione all'andamento generale che vuole che la società attualmente possa reggersi soltanto sul principio del consumo. A rafforzare la validità del messaggio pubblicitario oltre, come già esplicitato,al senso di colpa indotto da una eventuale defezione alla omologazione, c'è poi l'aspetto del "miraggio" della felicità.

La felicità raggiungibile attraverso l'oggetto.

La felicità che può scaturire solo dal soddisfacimento immediato del possesso dell'oggetto, della miriade di oggetti propagandati.
Una felicità omologata, uguale per tutti, indifferenziata . Una felicità effimera che si esaurisce e si consuma molto rapidamente in quell'attimo dell'acquisto e del possesso dell'oggetto che non riesce comunque a saturare nessuna sensazione di disagio, in quanto l'oggetto diventa subito obsoleto: ciò che è nuovo oggi diventa vecchio già domani.

Lacan già negli anni settanta definiva il godimento della società contemporanea come un godimento smarrito, un godimento generalizzato privo di ogni riferimento a qualsivoglia Ideale.
L'idea attuale di godimento non passa attraverso la peculiarità della domanda, del desiderio soggettivato: dietro l'attuale idea di godimento non c'è il Soggetto.
Non c'è un Soggetto che sceglie, un soggetto che interroga se stesso, che arriva al godimento attraverso un percorso, un soggetto che fa della felicità il suo modo esclusivo e personale dell'essere felice. In questo senso l'attuale godimento è smarrito, ha perso la bussola e non ha punti di riferimento perché è il soggetto ad essere smarrito, ad aver smarrito il proprio Io.

La bulimia che divora e vomita ad una velocità impressionante gli oggetti non consente all'Io di orientarsi. Ciò a cui assistiamo è una dispersione uno smarrimento, un disagio non identificabile ma soltanto generalizzato laddove non si intravedono più punti di riferimento, limiti che fanno da garanzia e che danno una qualche forma di sicurezza.

Dott. Maria Marcella Cingolani