Umana Violenza

Particolare del Quadro di Claude Monet : Impression

C. Monet

L'UMANA VIOLENZA

Da Einstein a Freud: riflessioni sull'aggressività umana

Nel 1932 Einstein scrive una lettera a Freud dove, tra l'altro, esprime il suo disagio nei confronti della guerra, o meglio come mai gli esseri umani non riescono a fare a meno della guerra.
Chiede a Freud perché " il mio pensiero non mi è d'aiuto per discernere gli oscuri recessi della volontà e del sentimento umano". E ancora perché " nell'uomo alberga il bisogno di odiare e di distruggere".
Freud risponde a questa lettera evidenziando soprattutto come l'umana storia sia costellata da questa "coazione a ripetere" che si ripropone dagli albori della storia umana stessa. A questo punto della lettera Freud introduce la questione delle pulsioni che sono appannaggio solo degli esseri umani, vale a dire quella spinta che alberga nell'uomo e che si manifesta sia come Eros – pulsione di vita – o Thanathos – pulsione di morte.

La pulsione di morte, dice Freud, aspira a riportare l'uomo verso l'inerzia, la staticità, dunque in totale contro tendenza con Eros che richiede invece dinamicità e sforzo verso la vita.
La pulsione di morte, sostiene ancora Freud, in parte viene esteriorizzata dando luogo a forme più o meno gravi di aggressività e violenza, fino ad espressioni distruttive come la guerra, ed in parte resta interiorizzata comportando forme di autodistruzione che per quanto concerne la psicoanalisi vengono catalogate come sintomi.

Potremmo a questo punto azzardare una definizione di pulsione come l'istinto contaminato dal linguaggio vale a dire che dal momento in cui l'uomo ha cominciato a manipolare la Natura si è distaccato dalla sintoniacon la natura stessa.Dobbiamo dunque al linguaggio l'"immissione" nel nostro essere umani delle "cieche" passioni : l'amore, l'odio e l'ignoranza. Sono queste le passioni introdotte dal linguaggio che vengono"manovrate" dalle nostre pulsioni.

All'interno di questa logica Freud afferma che così come gli animali vengono rigidamente guidati dagli istinti naturali, noi umani, avendo preso le distanze dalla natura, dobbiamo fare i conti con le nostre pulsioni cercando di orientarle verso mete più elevate, verso quel processo che va sotto il nome di civilizzazione.Freud preferisce usare il termine "incivilimento", in quanto riferito ad ogni singolo soggetto, vale a dire che ogni soggetto dalla nascita in poi e lungo tutto il percorso della vita ha un compito: quello di incivilire se stesso per spostare e trasformare l'energia pulsionale in energia funzionale. Il meccanismo che consente questa opportunità esclusivamente umana va sotto il nome di "Sublimazione".

Nel seminario sull'Etica Lacan definisce la Sublimazione "… in quanto creatrice dei cosiddetti valori, socialmente utili". Civilizzazione, incivilimento, civiltà sono dunque le definizioni che si possono riassumere sotto il termine Cultura.
Con il meccanismo della sublimazione è possibile spostare e procrastinare la spinta pulsionale per orientarla verso altre mete che non siano quelle dell'immediato godimento, del tutto e subito, di quel godimento che a tutt'oggi sembra dominante nella nostra società.

Il godimento pulsionale immediato non consente nessuna forma di riflessione, non consente nessuna possibilità di elevazione che la sublimazione ci prospetta per acquisire strumenti "mentali" e dunque capacità critiche in grado di prenderne le distanze.

I valori socialmente riconosciuti, così come li definisce Lacan, vale a dire rispettosi delle norme e delle leggi del vivere sociale, consentono quella sublimazione in grado di orientare le pulsioni verso mete diverse appannaggio di quell'incivilimento che permette ad ognuno di perseguire un desiderio, di orientarsi verso una prospettiva da dare alla propria esistenza.Attualmente sarebbe opportuno riflettere su che cosa si intende per incivilimento, se questo ha a che fare con l'asservimento massificato a cui sembra aderire la maggior parte dei soggetti nonché con il concetto effimerodi felicità che scaturisce dai messaggi propagandati dal linguaggio per immagini quasi unico nutrimento per la mente.L'abuso della parola felicità sembra essere il "tormentone " dei nostri tempi, felicità che, acquistata al mercato dei consumi, non consente più momenti di riflessioni su se stessi, su ciò che veramente significa per ognuno il senso da dare alla propria esistenza. Questa frenesia che non permette di fermarsi a pensare sembraessere " il virus" che affligge la nostra società, virus che si manifesta soprattutto in forma di sintomi come ansia e panico, fino nei casi più estremi in aggressività.

La pseudo felicità a tutt'oggi tanto decantata da ragione a Freud per quanto concerne l'utopica idea del raggiungimento di una "Beanza", uno stato di staticità, di quiescenza raggiungibile solo e soltanto attraversol'eliminazione di pseudo ostacoli che possono essere rappresentati dal diverso, da un prossimo sconosciuto, da modalità e usi culturali che divergono da quelli a cui si è abituati e che possono scompaginare e invadere quella tranquillità protettiva oramai consolidata e che non consente, anzi teme l'apertura verso la conoscenza, l'ampliamento del sapere comportando perciò forme di aggressività come difesa estrema di unaidentità costruita sul versante dell'Avere, del possesso, dell'acquisizione dell'oggetto.

L'ignoranza è la passione che genera le varie forme di aggressività a cui si associa come giustificazione la passione dell'odio.

Per quanto si può osservare mai come in questi frangenti storici si assiste al dominio dellapulsione di morte, i bollettini giornalieri sono esclusivamente rivolti a fatti di cronaca di violenza a tutti i livelli . tra popoli . tra culture diverse, nei rapporti interpersonali, nei confronti delle donne, nei confronti deibambini usati come oggetti per distruggere.Che ne è a tutt'oggi della sublimazione? Forse la sublimazione potrebbe essere il "virus" alternativo, quel virus che usa come antidoto l'opportunità di riflettere, di pensare che Eros adotta anticorpi in grado di consentirci di essere nel mondo e nella vita di ognuno con altre modalità che non escludono le paure, reali o immaginarie che siano, ma che permettono di conoscerle, di prenderne consapevolezza, di assumerne la responsabilità per avviare o riavviare quel processo di creazione di valori socialmente riconosciuti e condivisi che sono appannaggio di tutte le razze umane al di sopra delle tradizioni, degli usi e dei costumi.Le sovrastrutture culturali che ogni popolo ha costruito alla luce dei luoghi di appartenenza, del rapporto e della manipolazione attuata sulla natura fanno parte dell'identità di ognuno e l'idea di imporre e di considerare che ci siano sovrastrutture più "civilizzate" migliori inducono ad avallare un pensiero di imposizione verso un appiattimento,una massificazione, verso quella staticità tanto cara alla pulsione di morte.La socialità è la "Madre" della curiosità, della conoscenza verso quel sapere che consente di avviare il processo della convivenza che rispetta le diversità in quanto arricchimento dell'Essere.Soltanto nella costruzione del proprio Essere si può pensarsi Liberi di vivere in maniera consapevole ed eticamente corretta e si può provare ad assaporare un modo del tutto intimo e personale di essere felici.

Dott. Maria Marcella Cingolani