Il pudore

Particolare del Quadro di Claude Monet : Impression

C. Monet

Il Pudore

L'uomo è l'unico animale che arrossisce,ma è l'unico ad averne bisogno. Mark Twain

Il vocabolario della lingua italiana definisce il pudore: sentimento di avversione verso cose cha appaiono oscene e disoneste.
Quando l'essere umano ha percepito tra gli altri sentimenti anche il sentimento del pudore?
Volendo rintracciare un origine dell'affetto pudore, così come per tutti gli altri affetti, è necessario fare ricorso ai Miti.
Il ricorso al Mito lo si deve intendere come una necessità nell'uomo per cercare di dare un'origine a ciò che lo riguarda a partire dal suo ingresso nel mondo del linguaggio e dunque da una sua " pre-esistenza" non più riproponibile.
Per quanto attiene alla questione del pudore ci sembra fondamentale fare riferimento a due miti esplicativi di tale sentimento, vale a dire il Mito di Adamo ed Eva e il Mito di Totem e Tabù introdotto da Freud.

Dio nell'Eden, dunque nel luogo del "tutto", introduce il Principio del Limite : avete accesso a tutto meno che ad un'unica cosa. La trasgressione a questa regola comporterà una punizione. Possiamo dire che Dio introduce la Legge, la Norma. Il disobbedire comporterà non solo fare i conti con la sua conseguenza vale a dire la punizione ma anche fare i conti con se stessi, con quella che potremmo chiamare consapevolezza di ciò che rappresenta la trasgressione: uscire dal limite.

Eva trasgredendo alla legge prende coscienza della propria nudità, una nudità che va ben oltre la questione di essere nuda, una nudità rispetto all'essere dentro ad un modo nuovo di essere nel mondo.
Quel mondo che ha perso la dimensione naturale, istintuale per avviarsi alla dimensione culturale, relazionale, vale a dire l'avvio alla Civiltà. La vergogna di cui Eva sente la presenza non riguarda soltanto la presa coscienza dell'immagine di un corpo nudo ma soprattutto di che cosa voglia dire, cosa può significare un corpo nudo: un corpo che può mostrare le proprie passioni, le proprie pulsioni.
Allora all'affetto vergogna immediatamente si associa quello del pudore. Potremo pensare all'Eden come ad una pre-nascita , ad una esistenza intrauterina dove tutti i bisogni vitali sono garantiti senza essere richiesti e alla nascita come l'ingresso nel mondo dove è possibile l'esistenza solo se si entra in un contesto di regole che consentano la convivenza.

Anche Freud si avvale del Mito: quello di Totem e Tabù.
Il Padre dell'orda che soddisfa in maniera orgiastica le sue pulsioni sessuali senza limiti lo potremo inquadrare, così come Adamo ed Eva, in un contesto pre-civiltà, vale a dire prima dell'introduzione del linguaggio e dunque della legge che rende conto del limite oltre il quale si incorre nell'orrore dell'incesto. L'uccisione del Padre da parte dei figli maschi sta a rappresentare la fine di quella che Lacan chiama Ex-esistenza e l'avvio di quello che potremo considerare il primo nucleo di Società: la famiglia, termine che sta a significare il senso di ciò che rappresenta la parentela e la filiazione.

La consapevolezza del senso introdotto da "Parole" come figlio, sorella, madre ,padre, comporta e richiede una limitazione rispetto alle pulsioni. La trasgressione di tale limite ha come conseguenza la colpa, la vergogna, l'orrore di fronte alla riproposizione di una esistenza non più riproponibile, a quella ex-esistenza antecedente alla consapevolezza introdotta dal linguaggio.

Entrambi i Miti hanno lo scopo di introdurci a ciò che ha comportato per la razza umana il passaggio dalla Natura alla Cultura e di conseguenza l'avvio della Civiltà.
Dice Freud: La Civiltà designa la somma delle realizzazioni e degli ordinamenti che differenziano la nostra vita da quella dei nostri progenitori animali e che servono a due scopi a proteggere l'umanità dalla natura e a regolare le relazioni tra gli uomini. La Civiltà, dunque, ha preteso e pretende un sacrificio da ogni Soggetto , vale a dire un passo indietro rispetto alla libertà individuale sul versante del soddisfacimento pulsionale narcisistico. Freud ne parla in termini di Disagio (vedi Opere Vol.10 pg.580) , un disagio che scaturisce da un restringimento del godimento senza limiti, quando quest'ultimo incide sui principi regolatori e normativi della Civiltà stessa.

Si può ancora parlare di vergogna e della sua conseguenza vale a dire il Pudore?
La contemporaneità ci rimanda una modalità comportamentale dove tutto sembra essere lecito, paradossalmente l'imperativo "Godi sempre e comunque" come palliativo all'utopico raggiungimento della felicità sembra essere diventata una condanna piuttosto che una soluzione.
Dice Lacan: La conseguenza paradossale e tragica è una corsa sfrenata al godimento che ovviamente sfocia nell'impossibilità di godere dal momento che il Super Io esige sempre di più. Le conseguenze dell'oscena pretesa del SuperIo sul versante del godimento senza limiti sono palesi ed evidenti.
La contemporaneità attraverso i vari mezzi di comunicazione ci rende edotti sull'aumento della violenza e della aggressività , ci rimanda immagini in cui si assiste ad uno sbandieramento pubblico di quanto dovrebbe essere più intimo e riservato rispetto alle proprie sofferenze alle proprie difficoltà.

L'illusoria idea che attimi di protagonismo al fine di avere un effimero riconoscimento siano gli strumenti per il raggiungimento di una utopica felicità ha comportato e comporta la perdita di ogni pudore fino all'alienazione di se stessi, con conseguenze devastanti sia sul corpo che sulla mente.
Si può a questo punto dedurre che a tutt'oggi sembra che ci si debba sentire in colpa non quando ci lasciamo andare a tutte le forme e le spinte pulsionali pretese dal godimento quanto piuttosto se non riusciamo a soddisfare tali spinte.

"Il tutto è lecito" in cui la contemporaneità ci ha catapultati, in cui siamo immersi e sommersi cancellando dunque ogni idea di limite e di conseguenza di vergogna e pudore sta portando il Soggetto, ogni Soggetto verso una nuova forma di schiavitù, la schiavitù nei confronti del Godimento. Il piacere allora non è più il risultato di una scelta rispettosa di un desiderio, una conquista che passa attraverso la consapevolezza del rispetto del limite , quanto piuttosto una qualche forma di dittatura a cui bisogna sottostare.

Dice Zizek in Leggere Lacan: non ci si sente più in colpa quando ci si abbandona a piaceri illeciti, come prima, ma quando non si è in grado di approfittare, quando non si arriva a godere.

Forse sarebbe necessario tornare a riflettere sulla frase di Mark Twain con cui abbiamo introdotto questo breve scritto : L'uomo è l'unico animale che arrossisce, ma è l'unico ad averne bisogno.

Dott. Maria Marcella Cingolani