Rapportp tra Etica, Morale e Psicoanalisi

Particolare del Quadro di Claude Monet : Impression

C. Monet

L'ETICA e la Psicoanalisi

"Parabola Zen"

La legge viene dallo spirito, ma io sono nella carne, venduto al peccato, non faccio quello che voglio ma quello che odio - Lettera ai Romani

Chi compie la legge non è sotto la Legge, ma è con la Legge, chi invece è sotto la Legge non viene sollevato ma oppresso dalla Legge S.Agostino

Potremmo iniziare questa poco esaustiva riflessione con l'affermare che l'Etica risponde alla Legge, la Morale risponde alle Leggi.
Cercheremo di spiegare che cosa intendiamo con la succitata affermazione.

Sembra più che mai attuale in questi nostri tempi interrogarci sulla questione Etica e sul fatto che la stessa sia stata sovrastata nel corso dei tempi da tutta una serie di leggi finalizzate ad imporre restrizioni ai comportamenti umani a seconda della cultura dominante del momento.
In questo senso si può parlare di leggi morali che universalizzandosi come comandamenti inflessibili imposti dall'alto vengono vissute come forme di oppressione che ignorano completamente la singolarità di ognuno.

A questo punto si può affermare che l'Etica non ha a che fare con la Morale, in quanto l'etica ci interroga sempre lì nel luogo della rottura, dello strappo che l'ingresso della razza umana nel mondo del linguaggio ha comportato, vale a dire la fine del rapporto diretto con la Natura e l'ingresso nel mondo della cultura, della Civiltà.
Questo passaggio traumatico ha messo fine alla rigidità istintuale in stretta linearità con la Natura per avviare un lento processo verso quella che chiamiamo civiltà.

Ma se la rigidità istintuale è regolata da esigenze esclusivamente del corpo ( la fame, la sete, la riproduzione della specie), il tutto perfettamente in sintonia con i principi regolatori della Natura, l'ingresso nella civiltà ha richiesto una regolamentazione del tutto innovativa rispetto all'istinto.

Freud introduce in maniera mirabile questo passaggio attraverso un mito, quello di Totem e tabù.

Il padre dell'orda primordiale che persegue il suo godimento senza limiti in maniera incestuosa, viene infine fermato dai figli maschi che uccidendolo mettono fine attraverso un atto di violenza all'istintualità naturale per avviare l'umanizzazione dell'esistenza di ogni Essere in quanto Umano.

Dunque il passaggio dalla natura alla cultura viene descritto da Freud come un momento traumatico in cui finisce uno stato naturale dell'essere vivente per rendere quest'ultimo un Essere Umano vale a dire soggetto alla prima e fondamentale Legge, di quella che più tardi Levi Strauss antropologo definì la legge della filiazione.

La legge della filiazione introduce il limite al godimento istintuale e avvia l'umanità verso quella che viene definita Civiltà e la civiltà per essere considerata tale richiede come principio fondatore la nominazione di tutto ciò che è dell'ordine delle relazioni di parentela e del senso che questa nominazione comporta.

L'etica la si può situare proprio nel punto in cui la Legge primordiale interdice il godimento istintuale ponendo in tal senso un limite al godimento stesso, limite vitale per umanizzare la vita ed introdurre un vuoto, una mancanza in cui ogni essere in quanto umano può interrogarsi su se stesso, sul suo desiderio, sul senso da dare alla propria vita.

Finisce dunque con un atto di violenza, con uno strappo radicale la linearità natura e istinto e inizia un percorso umano precario e spesso accidentato in cui la razza umana per convivere deve sempre fare i conti con la sua responsabilità nei confronti della civiltà.

Freud definisce questa precarietà introdotta dallo strappo con la natura “Il disagio della Civiltà” in quanto la civiltà richiede sempre e necessita sempre di dover fare i conti con quello che S.Paolo
individuava nel peccato della carne, di dover fare i conti con quella che Freud definisce pulsione: una spinta acefala verso il godimento immediato, senza limiti, spesso forsennato perché neanche più controllato dalla rigidità istintuale.

Il fondamento dell'Etica si inscrive nel punto di incontro tra la Legge e il Desiderio in quella che possiamo definire Alleanza e solo da questa alleanza come faro, come luce è possibile non lasciarsi travolgere dall'oscenità della pulsione che impone e spinge verso l'illimitato del godimento che rischia di far precipitare l'essere umano al di fuori della sua Umanizzazione in un'antecedenza che Lacan chiama EX Esistenza.

L'eclissi della dimensione etica a favore dell'immediatezza del godimento senza limiti in cui la società contemporanea sembra aver fatto precipitare l'umano, sta facendo passare il miraggio del principio del tutto e subito come principio fondatore della felicità. Questo miraggio non più regolato da nessun limite sta facendo precipitare l'umanità verso forme di bestialità di cui: la ferocia dell'uomo nei confronti del suo simile supera ciò che possono fare gli animali e che di fronte alla minaccia che esse scaglia sulla natura intera persino gli animali feroci recedono inorriditi. (J.Lacan)

Come dice S.Agostino chi è con la Legge come matrice, come fondatrice, chi ne rileva non il peso restrittivo all'assoluto della pulsione ma l'opportunità che tale limite consente, questi può essere in grado di interrogarsi sul proprio desiderio, ascoltarlo, scoprirlo emanciparlo dalle pastoie del godimento devastatore.

La legge che avvia all'umanizzazione della vita è l'unica opportunità che si può avere per interrogarsi su cosa s'intende per Civiltà, sul modo di relazionarsi, sull'ascolto di un desiderio personale che non può essere tradito e di cui è vitale l'assunzione di responsabilità.

Soltanto attraverso l'Etica della responsabilità, che la Legge originaria consente di introdurre nel nostro mondo cosiddetto Civile, e la sua riproposizione in questa nostra società, che sembra averla smarrita, è possibile riavviare un processo di rispetto per se stessi in relazione al proprio desiderio inteso nei termini di prospettive, di obiettivi, di opportunità, di vocazioni, ed in relazione agli altri nei termini del rispetto delle differenze e delle diversità di qualsivoglia natura

Laddove non si tradisce il proprio desiderio, non ci si rende colpevoli del suo non ascolto, se ne assume in pieno la responsabilità, si è in grado di accedere ad un godimento regolato, consapevole, più personalizzato e non farcito e imposto da un mercato che impone una mercificazione della stessa vita.

L'Etica allora viene ad essere quel valore assoluto che ogni soggetto è tenuto a dare alla Legge che, introducendo un limite al godimento pulsionale, istituisce il desiderio intimo di ognuno il cui ascolto consentirà di elevare la propria esistenza a quella dignità che ogni essere umano è tenuto a perseguire.

Dott. Maria Marcella Cingolani