C. Monet
Il potere ipermoderno non ha bisogno di sudditi ma di liberi consumatori.
P. P. Pasolini
Non dico che il discorso capitalista sia debole, al contrario è qualcosa di pazzescamente astuto,
vero? Molto astuto, ma destinato a scoppiare…..Perchè è insostenibile….va così veloce da consumarsi, si consuma fino a consunzione
J.Lacan, Milano 1972
Globalizzazione è un termine che deriva da globo vale a dire la forma sferica con cui definiamo il pianeta terra. Ogni volta che pensiamo al globo terrestre ci viene in mente tutta la sua conformazione orografica: i monti, i mari, i fiumi e così via . Se però dovessimo pensare alle persone, alle culture ed agli usi non ci viene in mente di usare il termine globo bensì il termine mondo.
A questo punto ci sorge spontanea una domanda : in questa nostra epoca definita globalizzata esiste ancora il mondo? E ancora: se eliminiamo il mondo a favore del globo quali possono essere le condizioni di esistenza per l'essere umano in un contesto in cui si privilegia il globale svuotato di tutti i significati culturali e sociali che l'uomo in quanto soggetto ha costruito nel corso di tutta la sua storia? Che ne sarà allora del soggetto nella globalizzazione?
E' di fronte a quest'ultima domanda che pone l'accento la psicoanalisi.
Con la globalizzazione siamo in presenza di un radicale cambiamento nell'impostazione dei rapporti tra i soggetti laddove la rapidità con cui le azioni umane ei loro comportamenti vengono in tempo reale estesi in tutte le parti del globo. Questo comporta un azzeramento del tempo logico (mentale) e cronologico ( temporale) oltrechè spaziale.
Il principio che regola la globalizzazione si basa sulla comunicazione.
Ma la comunicazione di cui si avvale la globalizzazione è una comunicazione che viene percepita come al di fuori del tempo e dello spazio: queste due dimensioni risultano estrapolate dal concetto mentale con cui ogni essere umano fino ad ora le ha considerate.
In realtà ci troviamo di fronte ad uno spazio azzerato ed ad un tempo altrettanto azzerato.
La velocità comunicativa di cui si avvale la globalizzazione ha eliminato ogni differenziazione tra i soggetti, ogni soggetto diventa talmente prossimo,limitrofo tanto da essere vissuto, percepito come invasivo, pervasivo del proprio spazio vitale.
L'universalizzazione che è alla base della globalizzazione comporta l'annullamento del limite, il limite in senso lato, vale a dire i confini tra Stati, il confine tra paese e paese, il confine tra soggetto e soggetto. Essa si pone come sovrastruttura al fine di perseguire un unico scopo che è quello del Mercato cosiddetto globale.
Se per globalizzazione si volesse intendere la possibilità di conoscenza e scambio fra le varie culture nel rispetto delle differenze al fine di considerare l'Altro diverso come un prossimo non temibile da cui doversi salvaguardare per fantasmatici pericoli, allora si potrebbe considerare la globalizzazione come ricerca di regole condivise sovrastrutturali in grado sempre e comunque di tener conto che la sua finalità, il suo obiettivo sono gli Esseri Umani.
Una globalizzazione di tale natura non dovrebbe prescindere da un principio Etico di Convivenza piuttosto che privilegiare l'unico obiettivo che è quello finalizzato al Consumo per produrre sempre più guadagno od al denaro che produce denaro così come vuole il Mercato della finanza.
All'interno di queste finalità non c'è posto per il Soggetto, per l'essere umano in quanto protagonista delle proprie scelte e del proprio modo di costruire la sua esistenza, piuttosto il Soggetto viene relegato al ruolo di individuo "oggetto da plasmare", suggestionare, circuire con messaggi ridondanti, tutti con l'unico fine quello del Consumo.
Ci sembra che la globalizzazione così come si sta imponendo sia proprio proiettata e costruita per il Mercato globale e questo non può tener conto delle differenze, delle diversità: viaggia come i "neutrini".
E niente e nessuno lo può fermare perché ciò che lo tiene in vita è, come abbiamo già detto, il Consumo. Il consumo, come un Grande Fratello, si impone come un imperativo che sovrasta ogni possibile scelta di vita. Il mercato del Consumo definito Impero (M. Hardt, A. Negri) per sopravvivere ha inglobato tutto lo spazio vitale avvalendosi dell'illusoria prospettiva che la cosiddetta felicità può essere raggiungibile solo ed esclusivamente attraverso l'acquisizione ed il divoramento dei prodotti.
Il soggetto, così come lo intende la psicoanalisi, viene ridotto a razza umana massificata, strumento da indottrinare, plagiare, invogliare come un Turbo consumatore (Lipovetsky) verso quel godimento che il consumo prospetta come unica panacea soporifera per il raggiungimento della sopracitata felicità.
Se la psicoanalisi parla di soggetto il Mercato globale parla di individuo escludendo dunque la diversità che è alla base della costruzione, della creazione che ognuno dovrebbe rivendicare per se stesso.
E' fondamentale ai fini del Consumo far coincidere il soggetto con l'individuo per arrivare a rappresentare l'umanità come una massa compatta, e per ottenere questo risultato gli attuali mezzi di comunicazione vengono ad essere gli strumenti necessari per il raggiungimento dell'obiettivo, per il raggiungimento della finalità che è alla base del Mercato globale.
Ma il perseguimento del tutto, sul versante dell'avere, la frenesia che la spinta consumistica impone per sfuggire all'idea immaginaria del baratro in cui l'individuo potrebbe precipitare se non rispondente a tale spinta imperativa, sta producendo un disagio le cui caratteristiche vanno dall'angoscia, all'ansia fino al panico, nonché aggressività verso l'altro sempre più vissuto come “prossimo”.
Il passaggio da liberi pensatori a liberi consumatori, così come li definì Pasolini,sta comportando, per una illusoria “pseudolibertà”, una paradossale velata dittatura che viene giustificata da una ridondante suggestione che prospettando il crollo,conseguenza dei mancati consumi, suscita negli individui una tensione, una immaginaria paura di perdita generalizzata che si diffonde e ricopre come una cortina fumogena tutto il loro vissuto.
Ciò che la psicoanalisi rileva in questo contesto attuale è proprio il disagio diffuso non qualificabile, difficilmente “significantizzabile” ,fuori senso, inspiegabile che propaga una indifferenziata sofferenza mascherata da un costante stato di ansia, frenesia, paura e insoddisfazione che non riesce a trovare risposte rispetto al vissuto . Sarebbe forse opportuno che gli individui cercassero di riproporsi come Soggetti in grado di perseguire, scoprire e rispettare attraverso i propri tempi mentali il Desiderio, piuttosto che accettare ipnoticamente un Godimento pulsionale acefalo imposto uguale per tutti .
Dott. Maria Marcella Cingolani